Giovanna Canevari
Sono nata a Roma nel 1956 in una famiglia dedita ai mestieri dell’arte da più generazioni. Gran parte dei miei parenti, tra i quali mio padre Veniero Canevari sono stati e sono ancora pittori, scultori, mosaicisti, decoratori, scenografi, illustratori, quindi,inevitabilmente, la mia scuola è stata innanzitutto una casa piena di statue, disegni, quadri e soprattutto artisti. Ho cominciato a disegnare fin da piccola esprimendo, nella linea e nelle proporzioni, un talento inusuale.
Non ho frequentato scuole artistiche, ma la mia passione per il disegno viene coltivata negli anni e durante l’adolescenza si arricchisce della collaborazione al lavoro con mio padre che assume tutti gli aspetti di una vera e propria “scuola di bottega” e mi ha mette sin dall’ inizio a confronto con la realtà del lavoro. Con lui ho scoperto anche l’interesse per la calcografia e ho approfondito lo studio dell’incisione presso la “Scuola Internazionale di Grafica di Venezia”. Anche in questo ambito lavorare come calcografa presso la Sidarte di Roma mi ha permesso di assimilare materialmente e profondamente la tecnica e la bellezza del disegno morsurato.
Nell’80 l’incontro con Vittorio Cusatelli, anziano pittore lontano da correnti e da tendenze, stimola inevitabilmente l’approfondimento sul colore. Questo passaggio che durerà fino ai primi anni ’90 mi ha visto impegnata attraverso la pittura “dal vero” all’ appropriazione ed al consolidamento della mia personale tecnica pittorica. Sono di questo periodo la realizzazione di mostre personali nel Lazio e in Toscana e la partecipazione a varie mostre collettive e ad eventi d’avanguardia come Plexus Sardinia.
Nel ’91 ho iniziato a lavorare nella scenotecnica e ho partecipato, come pittrice, alla realizzazione di opere liriche, piéces teatrali, pubblicità, eventi musicali. Questa esperienza mi ha messo in condizione di dipingere nelle grandi dimensioni e da lì il passo verso la “Decorazione” è stato breve.
E’ infatti del ’92 il mio primo grande lavoro di decorazione per il Grand Hotel Duca D’Este di Tivoli. Da allora questo è rimasto il mio campo d’intervento privilegiato per 25 anni e mi ha portata alla progettazione e realizzazione di interi cicli di decorazioni in molti alberghi di lusso, negozi e residenze di classe in Italia e all’estero.
Nel 2016 sono tornata all’amore iniziale : la PITTURA DAL VERO.
Quadri - Trompe-l'oeil - Decorazione - Copie d'Autore
Pittura della vita
di Guglielmo Gigliotti *
L’arte si impara o la si respira. Giovanna Canevari l’ha respirata da sempre, essendo nata in una casa in cui testimonianze presenti e passate parlavano di questa astratta dimensione che è la traduzione in forme e colori del sentimento della vita. Quindi Giovanna Canevari non si è dovuta chiedere “cos’è l’arte”, perché l’arte era lì, nella casa piene di sculture e dipinti in cui è nata, era nei racconti del padre artista Venerio, e dei familiari che costituiscono la ramificata dinastia dei Canevari nell’arte. Quindi, Giovanna Canevari non ha avuto bisogno di scoprire che non esiste una risposta alla domanda – peraltro antichissima – di cosa sia l’arte, perché l’arte è proprio un respiro. Non respiriamo infatti solo con i polmoni, ma pure con gli occhi: l’artista è colui che inspira guardando le molteplici forme del mondo ed espira riproducendole trasformate da un intento di poesia.
Avviarsi all’arte standovi già immersi, è un privilegio che permette di far aderire il proprio percorso artistico a quello della vita. Non capita infatti sempre che il destino di un artista sia tutt’uno con gli eventi della vita e con i luoghi del loro svolgersi. Il mondo pittorico di Giovanna Canevari, invece, è il riflesso della realtà in cui ha vissuto e vive, delle esperienze trascorse; è il resoconto di uno sviluppo tanto dell’arte quanto dell’anima. La stessa pittura è andata intessendosi con gli stimoli, gli spunti e i risultati di altre discipline artistico-professionali sviluppate negli anni, dalla scenografia teatrale alla decorazione al trompe-l’oeil.
Senza la fitta trama di rimandi e reciproci influssi tra tutti i momenti dell’operosità estetica di Giovanna Canevari, è difficile coglierne l’essenza. Ogni sua opera d’arte è infatti multipla, non esiste mai di per sé, ma sempre come nodo di una rete più ampia, come filo di un arazzo più grande.
Da scenografa, ad esempio, Giovanna Canevari vive ogni dipinto come una messa in scena. C’è sempre una sagace regia nella disposizione degli oggetti e degli sfondi. Ogni elemento, enfatizzato da una luce chiara, è se stesso ma anche l’attore di un racconto. Frutta, fiori, tazze, ma soprattutto i libri, “recitano” tutti una loro parte nella scenografia di quella “vita silente” che Giorgio de Chirico scorgeva nelle “nature morte”, tanto da preferire la prima definizione alla seconda. Vivi e silenziosi sono così i riferimenti alle passioni artistiche dell’autrice, con la raffigurazione di libri d’arte antica e moderna; e non meno vivi e silenziosi sono gli omaggi ad opere di altri artisti mediante riproposizione di loro opere.
E’ il mondo di Giovanna. Una luce immobile blocca in una dimensione quasi atemporale queste scene, insinuandovi il senso di una danza delle apparenze. Sono immagini dipinte o sognate? Lo sfondo che sovente accompagna queste ambientazioni di oggetti e memorie non aiuta a sciogliere l’arcano. Sembra ispirato alla pittura cubista o futurista (ancora riferimenti storico-artistici), costituito come è da una tessitura di piani scomposti e dinamicamente incastonati. Tra la scena del primo piano e lo sfondo c’è un abile salto non solo linguistico, ma anche spaziale: quello alle spalle degli oggetti è uno spazio mentale, illusoriamente infinito, è una vertigine concettuale, un baratro fuori dal quadro e dentro le pieghe invisibili della vista.
Tra i vertici dell’arte decorativa di Giovanna Canevari ci sono molti lavori di “sfondamento” a trompe-l’oeil di pareti, con raffigurazione di paesaggi e vedute urbane incorniciati da finestre simulate.
La sfida prospettica alle tre dimensioni è quindi nelle sue corde da sempre, come la rappresentazione di un mondo che non c’è. Ma l’arte è sempre stato questo, ovvero la possibilità di concepire dimensioni di sola immaginazione, e lì vivere come in un redivivo eden. E’ per questo che l’arte dona benessere, perché è un sogno credibile, una realtà del nostro cervello, e il nostro cervello non mente mai, anche quando mente…
Da sempre impegnata nelle finzione di mondi (eccezionali sono i suoi finti marmi e le sue decorazioni di ambienti a stilemi antichi), Giovanna Canevari sceglie anche per la messa in scena del teatro dei sentimenti e dei ricordi la strategia dell’invenzione onirico-realistica di situazioni, di realtà sognate vivendo, giustapponendo sulla tela, come una tessitrice della psiche, momenti e stili diversi, armonizzati da una libertà oramai del tutto interiorizzata.
* Nato nel 1967 a Roma, dove vive, è docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Napoli. E’ redattore de “Il Giornale dell’arte” e collaboratore di “Segno” e “Titolo”. E’ curatore di mostre (presso, tra l’altro, l’Attico di Fabio Sargentini, la Galleria il Segno, la Galleria Oddi Baglioni, lo Studio d’Arte Cannaviello di Milano, la Konrad Fischer Galerie- Duesseldorf, Max-Museum di Chiasso). Un suo saggio è comparso nel libro del MaXXi “Il Confine evanescente. Arte italiana dal 1969 al 2010”, a cura di G. Guercio e A. Mattirolo, Electa.